I privati nel CSI, atto secondo

La privatizzazione del Csi entra nella fase due. Questa mattina il Cda del consorzio informatico darà il via libera alle 14 candidature arrivate da parte di altrettante imprese dell’Ict e concederà loro tre mesi per studiare un’offerta strategica e commerciale. Nel frattempo sarà aperta una «data room», una camera virtuale, dove i pretendenti potranno conoscere nel dettaglio le condizioni di salute del consorzio. Dal fatturato, ai costi di gestione, dagli ordinativi fino a eventuali esposizioni con le banche. Tutti gli scheletri, insomma, usciranno dagli armadi in modo che chi, a fine marzo, presenterà il suo progetto di partnership con il Csi potrà farlo conoscendone tutte le caratteristiche.
E’ il secondo passo dopo l’avvio della privatizzazione, la scorsa estate, con il bando a cui hanno risposto player dell’informatica locale e internazionale: Atos Italia, Exprivia, Ericcson, Reply con Santer, British Telecom, Ibm, Almaviva, Dedagroup, Engineering, Accenture, Hp, Fastweb, Telecom Italia e Dedalus, capofila di un raggruppamento con le piemontesi Consoft, Sqs e Aizoon.
Ora le imprese dovranno proporre le proprie soluzioni per valorizzare risorse e asset del consorzio che verranno poi discusse con ciascun candidato come è previsto dalla procedura del dialogo competitivo, un meccanismo di selezione pubblica mediante la quale però competitor e amministrazione si confrontano per arrivare alla soluzione migliore. In quella fase dovranno essere definiti il piano industriale, i rapporti tra il Csi e gli enti affidatari, la durata dei contratti, le proposte di sviluppo e i livelli di qualità attesi. Secondo il presidente del Csi Riccardo Rossotto la procedura dovrebbe concludersi entro l’estate «e a quel punto presenteremo i risultati all’assemblea dei soci che decideranno cosa fare». Ovvero quale privato far entrare.
L’iter di privatizzazione del colosso di corso Unione Sovietica è stato fin qui un percorso a ostacoli. Se ne parla da anni, ma solo prima dell’estate i soci, Regione e Comune in testa, sono riusciti a mettersi d’accordo per intraprendere questa strada. Se infatti in Piazza Castello da tempo Chiamparino e l’assessore De Santis sono convinti che senza la privatizzazione il consorzio sarebbe destinato alla chiusura, a Palazzo Civico gli umori sono più titubanti, tanto che a luglio servì un accordo “tra gentiluomini” tra il presidente e il sindaco Fassino per dare il via libera alla gara. Forse ne servirà un altro, ora che i tempi della “fase 2” coincidono con le amministrative di Torino, per le quali il Csi, con i suoi mille dipendenti, rappresenta un bacino elettorale non trascurabile.

Source: lastampa.it/torino

Please open in latest version of Chrome, Firefox, Safari browser for best experience or update your browser.

Update Browser